Le origini e i primi raid europei

È uno dei più antichi aero club d’Italia. Patrimonio dell’aeronautica e mito dell’aviazione, è un simbolo dell’epopea del volo di Milano e della Lombardia. La storia di Aero Club Milano (AeCM) ha inizio la sera del 13 settembre 1926 quando nello storico e centralissimo palazzo di Corso Venezia alcuni soci dell’Automobile club elessero per acclamazione Manillo Zerbinati primo presidente. Professionalità e competitività sono stati da sempre i target principali della Scuola: con passione, dedizione e pazienza, in quasi un secolo di vita oltre ad aver addestrato svariate centinaia di piloti civili e militari, AeCM è stato promotore di voli acrobatici e raid, come quello realizzato nell’estate del 1932 dalla celebre Gabriella Angelini, ribattezzata Little Gaby dopo che effettuò in 25 giorni un “tour” europeo facendo tappa in varie città del Vecchio Continente e sorvolando Austria, Cecoslovacchia, Germania, Danimarca, Svezia, Paesi Bassi, Inghilterra e Francia.

Immagine tratta dal libro Storia dell’Aeroclub Milano – I volume scritto da Telesforo Carnevali (2010).
Da Taliedo alle bombe anglo-americane

L’esistenza di Aero Club Milano è legata da sempre agli aeroporti di Linate prima e di Bresso poi. Durante gli Anni 30 l’aeroplano, simbolo per antonomasia di progresso, coraggio e velocità, cominciò a conquistare la fiducia degli ambienti della “Milano che conta”, ingegneri e industriali soprattutto. Lo scalo di Linate, sorto sulle ceneri del campo volo di Taliedo, fu inaugurato il 21 ottobre 1937: dalla fine degli Anni 40 al 1960 Linate e AeCM operarono uno accanto all’altro nel bene e nel male. Nel bene perché il notevole sviluppo rappresentato dalle varie ditte produttrici di velivoli (Breda, Caproni, Macchi e Agusta) e di motori (Alfa Romeo e Isotta Fraschini) diede lustro all’aviazione. E nel male perché durante la Seconda Guerra mondiale furono entrambi bersaglio delle massicce incursioni aeree dell’aviazione anglo-americana.

Il Piper J3C-65 I-MALU di Aero Club Milano.

I Piper J3C Cub: la rinascita di AeCM nel Dopoguerra

Terminato il conflitto il panorama dell’aviazione lombarda si presentava assai triste: gli aeroporti erano tutti fuori uso, fabbriche e impianti erano stati distrutti o seriamente danneggiati. Aero Club Milano, costretto a chiudere la Scuola, si ritrovò una flotta semi disintegrata, un’officina incenerita, debiti con personale, assicurazioni e fornitori. Oltre che “ricostruire”, impegnativo fu anche il compito di “ricucire” il territorio sfregiato da strade e ferrovie quasi completamente rase al suolo dai bombardamenti. Mentre l’Aeronautica cominciò a riattivare pian piano i collegamenti nazionali, grazie alla ferrea volontà dei suoi soci Aero Club Milano comprò per 1 milione e 400 mila lire tre velivoli Piper J3C Cub, recuperati in un campo di residuati bellici vicino a Napoli.

L’aeroporto di Bresso nel 1956.

A Bresso i voli tradizionali e acrobatici

Nel 1960 a causa dello sviluppo del traffico commerciale dello scalo di Linate, Aero Club Milano si spostò all’aeroporto di Bresso, area fin dal 1912 destinata all’attività di volo da un lascito testamentario allo Stato italiano col vincolo di mantenerne la destinazione. Pian piano prese forma l’attuale destinazione turistica e sportiva del campo. Nel 1965 una pista in asfalto sostituì quella in erba, consentendo così la piena attività di volo tradizionale e acrobatico anche nella stagione invernale.

Il pilota istruttore di volo acrobatico Luca Salvadori a bordo del CAP-21DS Silver Chicken.